22-02-2020 Bric Agnellino per la Cresta Est dei Balzi Rossi  Ferrata degli Artisti 
 
E' da molto che sento parlare (un gran bene) di questa ferrata. L'idea lanciata da Eugenio mi “prende” anche se, dico la verità, a me le ferrate non piacciono, e neppure ad Eugenio. Ricordo quella di Crocefieschi, fatta col gruppo nel 1996. Con un giro di telefonate parto con Eugenio, Domenico e Mauro verso il finalese. Usciamo al casello di Finale Ligure... poi a destra per la S.S. del Colle del Melogno, superiamo il paese di Gorra e Magliolo qui, dalla Chiesa dei Santi Cosma e Damiano (l'abbiamo proprio di fronte) proseguiamo a destra verso la frazione di Isallo (da Magliolo è ben visibile sia la segnaletica che la cresta dei Balzi Rossi). Proseguiamo a destra sino alla frazione e Via Cà dell'Erscio dove termina l'asfalto e dove e' bene lasciare le auto, quelle “normali e basse”; con altri mezzi si arriva sino ad una sbarra con spiazzo (1/2 km). 
Percorriamo, in compagnia di due simpatici “ferratisti” (poi fotografati) l'ampio sterrato sino ad una curva a destra, dove all'altezza di uno slargo e di un grosso masso inizia, alla nostra destra, il breve sentiero che, fra banali salti rocciosi, ci porta alla base della ferrata. La bellezza del percorso, dei posti e del panorama, sui Monti Mongioie, Pzo. d'Ormea, Antoroto e a Ponente il Carmo, valgono sicuramente la fatica affrontata. Dopo una sosta “mangereccia” scendiamo, verso Ovest e al colle, a sinistra la tortuosa discesa segnata da tacche rosse (sono presenti anche “ometti”), sino ad un primo sterrato poi, a sinistra, quello successivo, sino alla macchina per un tempo totale di ore 06,00 con soste.
 
NOTE: ferrata, di difficoltà EE/A-AD (Escursioni Esperti/Attrezzata Abbastanza Difficile) molto lunga con punti di pura “adrenalina” (ponte tibetano e la successiva cresta aerea) dove abbondanti (forse eccessive) sono le strutture (pioli) che rendono la stessa, oltre che sicura, meno faticosa agli arti. Alcuni sono i saliscendi e diversi sono i brevi “avvicinamenti” alla parete successiva sempre e comunque in sicurezza; due sono le “vie di fuga”. E' possibile “aggirare” il lungo ponte tibetano, tramite sentiero. La buona qualita' della roccia e le “belle maniglie e appoggi” che essa offre, permette, non dico ai “puri”, la progressione in arrampicata. Portarsi acqua e dotarsi di kit da ferrata. No a vertigini.
PRECISAZIONI: credo ci siano altri sentieri di discesa; NOI abbiamo seguito il sentiero segnato da tacche rosse, SEMPRE quello sulla nostra destra, tralasciandone alcuni (non segnati) sulla nostra sinistra. Un bravo a Domenico per la sua “prima” ferrata. 
 
Foto a seguito. 
Il socio Bruno M.
 
NOTE FOTO: le foto 12 e 34 sono di Domenico S.

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